La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Alice fece un passo indietro e d'istinto chiuse i due lembi dell'accappatoio, come se il cuore potesse balzarle via dalla scollatura. Poi mise a fuoco Mattia, ne realizzò la presenza. Lo abbracciò, appoggiandosi a lui con il suo peso insufficiente. Lui le circondò la vita con il braccio destro, ma tenne le dita sollevate, come per cautela.
Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): Aurora guardò i pemberiani, la fila di tetraedri senza vita sulla roccia, poi verso il wormhole. «Ma chi è lei?» chiese, mentre il vento le scompigliava i capelli. Attese qualche secondo e fece per ripetere la domanda, ma realizzò, con gelida certezza, di conoscere già la risposta, per quanto assurda e inspiegabile. «Lei è uno di loro» disse, la voce asciutta. «Lei è il primo pemberiano.»
La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (2013): Qual è l'aggettivo giusto per una città costruita scrupolosamente per negare e stroncare alla radice l'idea stessa di città? Che dire della cultura e della mente di chi volle, realizzò e consentì chilometri quadrati di questa roba, se non che fosse refrattaria ad ogni idea e percezione civile della necessità di ordine e disegno, di spazio pubblico adatto ad essere vissuto e condiviso da tutti, con strade e piazze larghe, alberate, marciapiedi e parcheggi sufficienti per le Fiat che stavano invadendo ogni metro quadrato di asfalto? Chissà se qualcuno sa spiegare come accadde che una generazione di umani, in quella che era stata città simbolo e modello per l'intero pianeta, poté costruire sterminati nuovi quartieri a negazione di ogni idea di spazio urbano? |